La domanda deve in realtà partire da una premessa: ovvero bisogna chiedersi cos’è l’Amministratore di Sostegno e così capire quali sono i suoi poteri. Vediamo assieme.
L’amministrazione di sostegno è un istituto che non configura alcuna limitazione della capacità della persona debole senza il corrispondente conferimento di poteri all’amministratore, né determina alcuna penalizzazione dei diritti e delle facoltà del soggetto che non risponda ad un’effettiva finalità di protezione del beneficiario.
Anche per tale motivo, una delle caratteristiche più significative dell’Amministratore di Sostegno è la continua adattabilità, sia qualitativa che quantitativa, alle richieste e alle esigenze della persona; esigenze che sono spesso destinate a modificarsi nel corso del tempo a seconda dell’evolversi delle condizioni di vita e psico-fisiche del soggetto amministrato.
Può affermarsi, quindi, che l’amministrazione di sostegno è una forma di tutela ampia (comprendente anche la cura della persona), propositiva e non interdittiva, espansiva e non inibitoria, personalizzata e modulabile, posta a protezione dei diritti delle fasce deboli della popolazione conformemente al fine costituzionale di promozione del pieno sviluppo della persona umana (art. 3, comma 2, Cost.).
A differenza dell’interdizione, l’amministrazione di sostegno, infatti, non prevede l’amputazione indiscriminata delle facoltà e delle libertà della persona, ma bensì un intervento mirato, che potrebbe quasi definirsi ortopedico, calibrato sulle effettive esigenze del soggetto debole.
L’Amministratore di Sostegno può determinare un’incapacità del soggetto totale (atti per i quali occorre la rappresentanza esclusiva dell’amministratore) o parziale (atti per i quali occorre l’assistenza dell’amministratore), ma pur sempre settoriale, relativa.
Di tal che, in ordine ai poteri dell’amministratore, deve distinguersi fra l’assistenza e la rappresentanza e, riguardo a quest’ultima, tra rappresentanza non esclusiva ed esclusiva.
L’assistenza inerisce alle ipotesi in cui l’amministratore è incaricato solo di “affiancare” il soggetto debole (senza sostituirlo del tutto) nella conduzione di determinate attività.
Nella rappresentanza, invece, l’amministratore di sostegno è chiamato invece a “sostituire” in toto il beneficiario, con riguardo alle operazioni o agli atti che sono specificati nel decreto di nomina.
Qualora i poteri conferiti dal Giudice Tutelare siano di rappresentanza “esclusiva”, i negozi in questione non potranno in nessun modo venir compiuti dal beneficiario, dovrà provvedervi solo l’amministratore.
L’amministrato potrà porre in essere un certo atto o un gruppo di atti, operando di sua volontà e in maniera del tutto indipendente, solo quando si tratti di rappresentanza non esclusiva.
Sarà il Giudice, pertanto, a definire ogni volta nel decreto di nomina:
I profili inerenti la cura della persona, nelle finalità del nuovo sistema di tutela del soggetto debole, sono prevalenti rispetto a quelli riguardanti il patrimonio.
A differenza dell’inabilitazione, ove il curatore non ha compiti di cura personale, ma soltanto funzioni di assistenza nel compimento degli atti patrimoniali di straordinaria amministrazione, l’amministrazione di sostegno non comporta una protezione dal solo punto di vista patrimoniale, ma anche da quello personale.
L’amministratore di sostegno, al pari del tutore, ha (o, meglio, può avere, se ciò sia disposto nel provvedimento di nomina) la cura della persona e quindi, il potere-dovere di:
Sebbene, infatti, l’art. 411, comma 1, non richiami l’art. 357 c.c. (che indica, tra i compiti del tutore, oltre a quelli di rappresentanza e di amministrazione anche quello di cura), il potere-dovere di cura dell’amministratore nei confronti del beneficiario si evince dall’art. 405, comma 4, che prevede, tra i provvedimenti urgenti da assumersi nell’interesse della persona debole, quelli relativi alla cura della stessa, dall’art. 408 c.c., a mente del quale la scelta dell’amministratore avviene “con esclusivo riguardo alla cura ed agli interessi della persona del beneficiario”, dall’art. 405 comma 5 n. 6, che prevede che l’amministratore debba periodicamente riferire al giudice tutelare circa “le condizioni di vita personale e sociale” del beneficiario.
Di qui la necessità che sia conseguibile, nella misura del possibile, ogni risultato di natura personale di cui il beneficiario abbisogni, e che lo stesso non sarebbe in grado di raggiungere da solo; basta pensare agli atti che toccano le scelte relative ai rapporti di famiglia, e alla disposizione dei propri beni.
Al tempo stesso andranno assicurate la protezione e l’assistenza che occorrono, onde evitare che eventuali determinazioni personali errate possano arrecare pregiudizio. Il che significa che dovranno potersi assegnare all’Amministratore di Sostegno, facoltà rappresentative pur riguardo a iniziative di natura non patrimoniale.
Escludere tale possibilità impedirebbe, di fatto, l’esercizio di prerogative dell’essere umano tanto importanti quanto non negoziabili. Molteplici le attribuzione all’AdS di poteri di rappresentanza di vario tipo, in relazione ad una pluralità di atti personalissimi. Si possono ricordare:
Avv. Alberto Vigani
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Gentile Andy,
la gestione patrimoniale dell’ADS ha come scopo tutelare gli interessi del beneficiario. Per questo i beni della procedura deve essere gestiti perseguendo l’interesse della persona sottoposta a procedura.
I beni dovranno essere messi a reddito o venduti se a rischio di depauperamento.
Per miglior dettaglio sull’istituto dell’ADS, La rinvio anche a quanto spiegato nella Guida Breve all’Amministratore di Sostegno che abbiamo preparato con il team dello studio di un legale associato e che può scaricare cliccando QUI: https://www.amministratoridisostegno.com/2010/10/scarica-gratis-la-guida-breve-alamministratore-di-sostegno/
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Cordialità.
Paola
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Buongiorno
vorrei sapere che ruolo ha l’amministratore di sostegno quando il beneficiario muore. Riguardo a chi erediterà gli eventuali i beni rimasti
grazie Roberta
Buongiorno, avrei un quesito da sottoporre alla Vostra spettabile attenzione. A mio padre di 89 anni, è stato assegnato un amministratore di sostegno, su richiesta di mio fratello e mia sorella. L’amministratore di sostegno ha ritenuto che fosse meglio che mio padre, che prima viveva con me, andasse a vivere presso l’abitazione di mio fratello. Mio padre è titolare del diritto di usufrutto di un piccolo appartamento dove risiedeva prima di venire a stare con me. Abbiamo vissuto insieme lui e io 16 anni presso questo appartamento dove anch’io risiedevo e dove tuttora sono presenti parecchi beni mobili di mia proprietà. I nudi proprietari dell’appartamento siamo io e mio fratello (il quale si è sempre disinteressato dell’amministrazione dell’appartamento). Purtroppo per motivi di lavoro ho dovuto andarmene nel 2012, cambiando anche la mia residenza. Però ho continuato a seguire tutta la parte amministrativa delle utenze e delle dinamiche condominiali. Adesso l’amministratore di sostegno ha deciso di vendere questo appartamento. Premetto che mio padre ha circa 100.000 euro di liquidità immediatamente disponibile e ha una pensione dell’INPS di circa 1000 euro al mese più una pensione di invalidità emessa da ente francese di circa 1100 euro ogni 3 mesi. Quindi non si trova in stato di necessità economica impellente. Chiedo:
– può l’amministratore di sostegno decidere di vendere un immobile di cui il beneficiario è usufruttuario?
– se sì, io che ne sono nudo proprietario al 50% ho un qualche diritto di prelazione sull’acquisto dell’immobile?
– siccome, invece, io mi trovo in una situazione lavorativa (e quindi reddituale) molto precaria, non potendo accendere un mutuo né chiedere un prestito proprio perché non ho un contratto di lavoro a tempo indeterminato, che azioni posso fare a tutela dei diritti di possesso delle cose mobili presenti nell’appartamento di cui io ho sostenuto le spese negli anni di abitazione presso detto immobile?
Vi ringrazio per la Vostra risposta e colgo l’occasione per porgere distinti saluti.
Gentile Marco,
da quello che mi dice l’ADS potrebbe solo vendere l’usufrutto se autorizzato dal GT. La cosa mi pare però improbabile, perchè l’usufrutto vale ben poco..
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Paola
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Gentile Roberta,
da quello che mi dice le interessa sapere che l’ADS di chiude con la morte del beneficiario e poi succedono gli eredi individuati come da testamento o successione legittima.
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Grazie mille.
Cordialità.
Paola
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Salve sono ads di mia madre include anche alla firma? Dato che lei nn può? Grazie
Salve Giada,
certo che si.
Cordialità.
Paolo Pavoncello
Staff Associazione Amministratori di Sostegno
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